Gli albori.
Era il lontano 1984 quando andai a vedere una mostra di ologrammi a Genova, in via Garibaldi. Non mi sarei mai aspettato di vedere delle immagini tanto realistiche, tridimensionali, che addirittura sporgevano dalla lastra.
La decisione fu immediata, e mi iscrissi ad un corso di olografia… Oltre agli ologrammi realizzati al corso non ho più prodotto altro, ma mi sono attrezzato con lases HeNe, ottiche, specchi, banco antivibrante e tutto il necessario. Non appena ho un po’ di tempo libero riprendo!
Cos’è l’olografia?
Normalmente nella fotografia registriamo la luce che viene riflessa da un oggetto. Questa luce arriva sulla lastra, o pellicola, fotografica e la impressiona scurendo le zone dove la luce è più intensa. L’immagine registrata nella fotografia rappresenta solo una delle prospettive del soggetto originario.
Ma il soggetto non manda luce solo in una direzione, ma la riflette in ttto lo spazio circostante. Ad esempio, se ci mettiamo davanti al viso di una persona, noi vediamo la sua faccia. Se ci spostiamo da un lato o dall’altro possiamo vedere la persona di profilo, e possiamo guardare dentro le sue orecchie, cosa impossibile standogli di fronte. Oppure possiamo guardare sopra la sua testa o sotto il mento. Ognuna di queste prospettive è parte di quello che si chiama “fronte d’onda luminoso” riflesso dal nostro soggetto.
L’olografia è la registrazione di questo fronte d’onda su una lastra fotografica, e la possibilità di riproduzione dello stesso, generando così una immagine virtuale del soggetto, visibile da tutte le direzioni.
Un altro esempio. Se su un tavolo metto una bottiglia e dietro la bottiglia metto un bicchiere, facendo una fotografia il bicchiere rimarrà nascosto. Me se eseguo un ologramma, spostando la testa davanti alla lastra potrò vedere il bicchiere guardando a destra o a sinistra della bottiglia.